venerdì 22 marzo 2024

LA FESTA DEL PAPÀ, OVVERO LA FESTA DEL DIO PRIMIGENIO

Martedì scorso si è celebrata la Festa del Papà e le innumerevoli attestazioni di amore filiale tributate al proprio genitore, vivente o scomparso, dagli utenti dei social conferma come la figura paterna rappresenti non solo un irrinunciabile polo affettivo ma anche un riferimento di natura simbolica. Il Padre è infatti il progenitore, il produttore di istituzioni, l'immagine della trascendenza ordinata e giusta, l'espressione di rispetto e devozione. Quanti martedì scorso hanno festeggiato il proprio padre non si sono limitati alla estrinsecazione di un sentimento di affetto ma hanno riconosciuto e celebrato, consapevolmente od inconsapevolmente, l'Ordine naturale dell'Uomo e dell'Esistenza. La Tradizione possiede sempre un valore profondo, incoercibile ed incorruttibile.

Avv. Claudio Berrino

sabato 23 dicembre 2023

IN MORTE DI UN CATTIVO MAESTRO

Conservo una memoria storica intatta della mia “giovinezza politica” degli anni ’70. Ne provo frequentemente nostalgia, ne avverto talvolta il “richiamo”, percependo il profumo di un’ età vicina e contemporaneamente lontana che sento ancora come attuale. Il tempo talvolta agisce come una lente deformante che rende maggiormente bello il vissuto, edulcorato dal sentimento della nostalgia, ma non è questo il caso che ci occupa. I miei anni ’70 li ricordo come vissuti rincorrendo un ideale, a mia volta rincorso da quanti professavano una politica che definivano democratica dispensando colpi di Hazet 36, voluminoso e pesante modello di chiave inglese, a quanti non fossero allineati sul loro orientamento politico. Un orientamento edificato a copi di slogan, oltre che di spranghe,  e frequentemente privo di quell’analisi intellettuale che normalmente accompagna lo sviluppo del pensiero legittimandolo. Al di là delle innumerevoli e giovanissime vittime assassinate nell’intero territorio nazionale custodisco il ricordo nitido di giovani amici che sopravvissero nella mia città a quelle aggressioni, ma subirono, quale conseguenza di esse, oltre alle ferite nel corpo, lesioni nel loro  spirito tali da compromettere un armonioso prosieguo delle loro esistenze. Ricordo il caro amico Pietro, recentemente scomparso, aggredito in via Po da un drappello di criminali mentre rientrava dal liceo, inseguito sino all’interno di un tram ed orribilmente ferito al capo con tondini di ferro. Ricordo perfettamente il giubbotto di renna che indossava, intriso di sangue, che gli avevo prestato alcuni giorni prima dell’aggressione. Nutro un perfetto ricordo dell’amico Elio, aggredito in via Alfieri e ridotto ad una condizione di vita vegetale che, per sua fortuna, ebbe assai breve durata. Ricordo l’amico e Collega Aldo, che subì analoga sorte e venne ridotto in fin di vita all’uscita di una scuola ove, ancor giovane Avvocato,  insegnava Diritto. E’ vero che è trascorso mezzo secolo e che quei fatti vengono considerati “storicizzati” da quanti non hanno avuto la dignità ed il coraggio morale di impedirli prima e di stigmatizzarli dopo, ma la loro dimensione, per chi li ha vissuti, resta straordinariamente attuale e la Storia non li avvolge ancora nel suo mantello asettico e privo di emozionalità. Tanto premesso osservo come ancor oggi, in concomitanza con la dipartita di uno dei maggiori ideologi di quel pensiero che legittimava la distruzione fisica dei suoi oppositori, la sua figura viene nobilitata da quanti mezzo secolo fa ne seguivano le indicazioni e, dal loro pulpito insanguinato, benché “normalizzati” nella loro dimensione borghese, si sentono in dovere di intesserne le lodi e non si vergognano affatto di quello che sono stati.

Claudio Berrino

lunedì 11 dicembre 2023

LA VITTORIA DELLA DELINQUENZA

In questi giorni il dibattito è animato dal confronto tra gli estimatori ed i detrattori di quella sacrosanta reazione umana che ha condotto un pover’uomo di gioielliere a difendere sé stesso, la propria famiglia ed il proprio patrimonio da una aggressione di rapinatori, per poi vedersi condannare ad una pena detentiva elevatissima e ad un risarcimento danni per lui finanziariamente insostenibile.
Riassumendo sinteticamente i fatti, il gioielliere avrebbe ecceduto i limiti consentiti dall’ordinamento uccidendo due dei rapinatori nel tempo immediatamente successivo alla rapina, e pertanto sarebbe stato reo, secondo la magistratura di primo grado, del reato di omicidio volontario.
La vicenda è stata analizzata da Avvocati e Giuristi, ma inopportunamente in quanto non riveste valenza giuridica ma essenzialmente politica e sociologica.
Brevemente, in Italia il nostro codice penale non consente l’esercizio della legittima difesa per tutelare il proprio patrimonio ma esclusivamente la propria vita ed integrità fisica, senza considerare che il patrimonio legittimamente costruito richiede alle volte una intera esistenza dedicata al lavoro e diviene quindi null’altro se non una estensione della vita stessa.
In altri termini chi è artefice del proprio piccolo patrimonio, individuale o familiare, investe nella sua creazione aliquote della propria vita ed Etica e Logica vorrebbero una legittimazione giuridica all’esercizio della sua difesa da aggressioni criminali.
I nostri attuali uomini politici, prescelti dalla segreterie dei partiti, sono purtroppo caratterizzati da modesta formazione culturale, prima che didattica, e anche quando visceralmente sentono di esprimere condivisione per chi a giudizio dell’ordinamento eccede nell’esercizio del diritto di difesa non considerano di essere esosamente retribuiti dal Popolo italiano per svolgere una funzione legislativa, ovvero per modificare quelle norme di legge che non sono più percepite come eque dalla sensibilità collettiva.
Una sensibilità collettiva che oggi in larga misura ammette l’uso della più ampia espressione del diritto di legittima difesa nei confronti di quei criminali che attentano alla vita dei cittadini onesti ed al loro piccolo patrimonio.
Parliamo ovviamente di piccoli patrimoni o di patrimoni familiari perché i grandi patrimoni in Italia ricevono dal Sistema la più ampia tutela ed impunità.
Sintantoché la politica non interverrà per modificare le norme primarie e secondarie del nostro ordinamento ma resterà misera serva degli interessi stranieri, divenendo succube di quel sistema giuridico internazionale che non tollera più l’esistenza di un piccolo patrimonio individuale ma esclusivamente la presenza di aggregazioni finanziarie proprie del sistema capitalistico globale, le esternazioni di quei segretari di partito che dichiarano di “stare con il gioielliere” non avranno valore se non di demagogiche ed irritanti frasi di convenienza.

Claudio Berrino

mercoledì 6 dicembre 2023

LA PREVALENZA DEL CRETINO



Nella vita quotidiana benché massime di esperienza ci inducano a mantenere sempre una prudenziale distanza di sicurezza da quanti non siano avvezzi, per deficit cognitivi o formativi, a rispettare quei sacri principi elaborativi che la materia grigia dovrebbe sempre e comunque suggerire, inevitabilmente ci capita, presto o tardi, per ragioni professionali o politiche - soprattutto politiche - di "incrociare" un interlocutore che l'avarizia di Madre Natura condanna a seguire processi logici modesti, limitati, abnormi. È questo il momento iniziale della "krisis", della separazione del processo logico da quello irrazionale, della prevalenza patologica della parola in libertà sul logos. Accade infatti, in ogni epoca storica ed in ogni contesto sociale, che la fenomenologia di questa figura, assolutamente esistente in Natura, come diceva Flaiano "sia andata specializzandosi". In particolare dopo la Rivoluzione francese, nelle società liberali, l’individuo comune è stato portato a credere che avere un diritto comporti l’obbligo di esercitarlo ed il diritto di parola viene confuso con il diritto di vaniloquio. Nel “Dizionario della lingua italiana” Nicolò Tommaseo definisce il cretinismo “la scimunitaggine, accompagnata da grande gozzo, endemica in certe valli, che rende l’uomo prossimo al bruto”, ed ancora, “il nome che si dà ad alcune persone mutole o mal parlanti, insensate, con gran gozzo, che sono assai frequenti in certe zone di montagna”.  La definizione offerta dal Tommaseo appare oggi anacronistica  in quanto al cretino non è più riferibile l’aggettivo “mutole”, cioè muto, mentre gli si attagliano, oggi come allora, “mal parlante”,  “insensato”, "logorroico". Accade però talvolta che al quotidiano incontro, confronto e scontro con il cretino standardizzato si sostituisca l'interazione con il cretino eccezionale, ovvero con colui che dannunzianamente non possiamo che definire il "Cretino al Fosforo", la cui presenza si staglia per la sua fluorescenza nel grigiore della verbosità irrefrenabile media al punto da costringere alla necessaria e repentina interruzione di ogni possibile confronto intellettuale o anche semplicemente dialogico con quella patologica  esplosione di disfunzionalità cognitiva. Questo perché se dialoghi con un cretino, parafrasando Wilde, ti porta al suo livello e ti batte con l'esperienza.

Claudio Berrino

martedì 5 dicembre 2023

POLITICI PER CASO

Alcuni anni or sono seguivo con interesse un programma televisivo denominato "turisti per caso" i cui due simpatici protagonisti riferivano delle loro vacanze condotte all'insegna dell'approssimazione. Questa sera, ascoltando le reazioni maggiormente o minormente sdegnate degli uomini politici di Governo espresse in relazione alla sentenza agghiacciante che ha condannato un gioielliere di Asti, reo di essersi difeso da alcuni criminali stranieri che avevano tentato di rapinarlo, ho percepito la stessa approssimazione che mi trasmettevano i due disorganizzati turisti, tale da indurmi a reputarli "politici per caso". Quanti di essi "magnanimamente" affermano di essere dalla parte del gioielliere (usando in realtà il verbo "stare") dimenticano, o più probabilmente non comprendono per insipienza, di possedere una maggioranza parlamentare tale da poter agevolmente modificare le leggi demagogiche volute dai loro predecessori oggi all'opposizione, dimostrando di essere nei fatti identici agli stessi, e di possedere la stessa caratura morale. Tornano alla memoria le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo, ovvero "cambiare tutto per non cambiare niente ". La formazione del nuovo governo ha realizzato pienamente ciò che ha scritto Tomasi di Lampedusa, ingannando per l'ennesima volta gli italiani onesti, quelli che sono sempre andati a votare onestamente, quelli che lavorano onestamente, rispettano le leggi e pagano le tasse onestamente. Quelli che, altrettanto onestamente, sono giunti ai limiti della propria sopportazione.

Claudio Berrino

domenica 3 dicembre 2023

LA MACELLERIA DEL POPOLO ITALIANO

Abito ormai da decenni in quel Corso Oporto che la bizzarria toponomastica ha poi deciso di dedicare al socialista Matteotti e per lunghi anni la mia famiglia è stata cliente di una macelleria storica che aveva sede nel perpendicolare Corso Vinzaglio. Un piccolo capolavoro estetico dotato di un bancone in candido marmo di Carrara adornato di un bassorilievo raffigurante la testa di un bovino. Il titolare era il Signor Bartolomeo, un artigiano della macelleria che sapeva svolgere il proprio lavoro con capacità ed una attenzione estrema rivolta alla sempre elevatissima qualità dei prodotti venduti. Era peraltro uso indossare con orgoglio una berretta frigia, simbolo antico della Corporazione dei Macellai e rivolgersi ai propri clienti con quella sussieguosa deferenza che apparteneva ai commercianti torinesi. Venne a mancare improvvisamente alcuni anni or sono e l'attività venne proseguita dalla nipote con la stessa attenzione rivolta alla qualità del servizio ed al garbo relazionale nei confronti della clientela. Lo scorso anno, al rientro dalle vacanze estive, ebbi la sorpresa di trovare la macelleria inaspettatamente chiusa e nei giorni successivi mi giunse notizie di un sequestro disposto dall'Autorità. Apprendo oggi che la poverina era stata "blitzata " dai NAS che avevano rinvenuto delle "svizzerine" di colore verdastro e, inconsapevoli della circostanza che i medaglioni di carne trita con spinaci fanno parte della tradizione gastronomica piemontese le avevano contestato l'uso di non meglio precisati additivi alimentari denunciandola all'Autorità Giudiziaria. Il processo penale si è concluso nei giorni scorsi con la sua piena assoluzione e la distruzione della sua immagine ed attività di impresa. Mi sento di dare narrazione a questo episodio in quanto è paradigmatico della inciviltà contemporanea che, oltre a veder psicopatici in libertà intenti ad assassinare le proprie fidanzate e mogli, immigrati clandestini che spacciano droga e compiono impunemente efferatezze, è caratterizzata da abusi nei confronti dei cittadini italiani di gravità tale da far rimpiangere i tempi storici in cui i malfattori (di ogni specie) venivano affidati alle amorevoli cure del Boia.

Claudio Berrino

lunedì 20 novembre 2023

ELOGIO (DELLA CURA) DELLA FOLLIA

La recisione della ennesima giovane vita da parte di un fidanzato respinto merita una breve analisi che esuli dal luogocomunismo diagnostico della gelosia o del disagio sociale. Si deve infatti osservare come la gelosia rappresenti una condizione dell'uomo o della donna assolutamente normale, quando questi provino innamoramento od attrazione e, percependo una propria inadeguatezza fisica, culturale o sociale temano di poter perdere la persona amata.  La gelosia, in questi casi, costituisce una fisiologica forma di sofferenza psicologica, indice al più di un eccesso di sensibilità individuale. Evento ben  diverso è  invece l'omicidio passionale, o il compimento di atti persecutori, che subentrano esclusivamente in presenza di una mancanza di controllo del proprio agire dettato da una forma di patologia mentale. L'Italia è infatti uno dei pochi Paesi al mondo in cui l'ipocrisia ideologica del Legislatore lo ha indotto ad abrogare la follia con un tratto di penna, nel 1978, promulgando la legge Basaglia. Da quel momento persone assolutamente bisognose di cure psichiatriche sono state lasciate in balia di loro stesse o, al più, affidate alle inadeguate attenzioni delle loro povere famiglie o di disorganizzatissimi centri di salute mentale.  La follia è stata considerata una patologia politicamente non corretta e le azioni scellerate poste in essere da alienati mentali sono state reputate come rientranti nella normalità ed  edulcorate semanticamente con sostantivi come "femminicidio" o "azioni derivanti da disagio mentale". Sono certo che taluni luogocomunisti censureranno questa mia sin troppo sincera analisi, ma poco mi importa. Di questi tempi propugnare tesi veritiere è espressione di  rivoluzionario anticonformismo e declinazione di una libertà che non teme di produrre l'indignazione dei servi del sistema. 

Claudio Berrino